STRUTTURA  DELL’ORDINE

Al vertice di ogni certosa vi è un Priore (colui che precede il cammino) eletto a scrutinio segreto dalla comunità dei monaci. Una volta eletto, si occuperà della direzione spirituale del monastero, esso sarà coadiuvato dal Padre Vicario e dal Padre Procuratore, i quali  collaboreranno con lui anche per la gestione patrimoniale.

Ogni due anni i Priori di tutte le certose si riuniscono in assemblea alla Gran Certosa in Francia, per discutere dei problemi dell’ordine, e per rendere conto del proprio operato ad un consiglio detto “Definitorio”. Questa riunione è il cosiddetto “Capitolo Generale”, cioè la massima autorità dell’ordine.

 Il Priore della Grande Certosa è il Ministro Generale di tutto l’ordine.

Le “Consuetudini” prevedono che in ogni certosa vi siano almeno tredici Padri e sedici Fratelli  Conversi. L’insieme di queste due diverse figure, ha origine dal fatto che due dei sei amici eremiti che seguirono Bruno dando inizio alla vita certosina, erano laici (Andrea e Guarino). L’inizio del percorso monastico dei Fratelli è uguale a quello dei Padri, con un iniziale postulato, seguito dal noviziato della durata di due anni a cui fa seguito un periodo di professione temporanea di cinque anni, che conduce alla professione solenne perpetua. I monaci del chiostro trascorrono la loro giornata nella solitudine della loro cella, dove pregano, lavorano, studiano, mangiano e dormono, uscendo solo per tre volte al giorno per la liturgia in chiesa. I Fratelli Conversi si differenziano dai Padri, perché svolgendo un lavoro manuale lo realizzano maggiormente fuori dalla loro abitazione. Essi sono coloro che si dedicano ai servizi domestici: cucina, portineria, foresteria, pulizie, assistenza agli infermi, riparazioni e lavori campestri ed artigianali. Oltre alla figura dei Conversi la certosa può avere anche i cosiddetti “Donati”, ovvero coloro che partecipano attivamente alla vita della comunità, senza però prendere i voti religiosi, ma appunto donandosi alla certosa dedicandosi al lavoro di guardiania. I monaci in certosa non hanno  né radio né televisione, ricevono solo pubblicazioni religiose che li informano su quanto di importante accade nel mondo. Essi non hanno contatti con il mondo esterno, tranne la possibilità di scrivere fino a quattro lettere all’anno a parenti ed amici.

All’interno delle certose è fatto divieto di ingresso sia alle donne che agli uomini. Per le prime, il divieto è assoluto mentre per i secondi salvo rare eccezioni. Il rigore nel rispettare le regole monastiche, poco dissimili da quelle scritte nel 1127 da Guigo, è una peculiarità dell’ ordine certosino, a cui si attribuisce questa massima:

“NUN QUAM REFORMATA QUIA NUNQUA DEFORMATA”

         (Non riformare per non deformare) 

Il limite di ingresso ad una Certosa come Padre, Converso o Donato è di 45 anni.

 

            STRUTTURA DELLE CERTOSE

 

La peculiarità dell’ordine certosino, è caratterizzata dall’armoniosa fusione della vita eremitica e vita cenobitica.

Per poter svolgere al meglio la vita in certosa secondo i dettami della regola, tutte le certose sono state costruite con una medesima struttura fondamentale che le differenzia dagli altri monasteri.

I Padri devono avere un gruppo di casette situate nella “casa alta”, le celle, lontane dalle abitazioni dei Fratelli, le correrie, situate nella “casa bassa”. Questo perché la vita contemplativa dei primi, non può essere distratta dalla vita attiva dei secondi. Ogni certosa è un “desertum”, un luogo dove i rumori del mondo sono esclusi. Il cuore di una certosa è il Chiostro Grande, intorno al quale vi sonno le celle dei Padri, che di solito vanno da un minimo di dodici ad un massimo di trenta. Collegati al Chiostro vi sono gli ambienti destinati alla vita cenobitica: la chiesa, il refettorio, la biblioteca, la cucina ed il cimitero.

Il luogo dove il monaco certosino vive gran parte della sua giornata in eremitismo e la cella. Chiusi all’interno di queste piccole abitazioni trascorrono in silenzio ed in continua unione con Dio la loro vita. La cella è di solito costituita da un ambiente soppalcato, con attiguo un piccolo orto, e strutturata in maniera da non poter entrare in contatto con un altro monaco. A fianco alla porta d’ingresso, vi è uno sportello attraverso il quale il monaco riceve il pasto. Al piano terra vi è una legnaia che serve per alimentare la stufa, un banco da lavoro, un tornio per il legno ed il piccolo orto, per consentire al monaco di dedicarsi a piccoli lavori manuali per ritemprare il fisico e lo spirito. Al piano superiore troviamo l’Ave Maria, in questo ambiente il certosino entrando recita la preghiera davanti ad una immagine della Madonna. Qui si svolgono attività come: la trascrizione di libri, la rilegatura, il disegno e la pittura. Il cuore della cella è però il “cubicolo”, una struttura che comprende un letto spartano, un tavolino per il pasto, ed un “oratorio” costituito da un inginocchiatoio dove il monaco recita le sue orazioni.

                            

  ABITO MONASTICO

 

L’abito dei certosini è composto da una tunica di colore bianco chiusa da una cintura di cuoio bianca, e di uno scapolare chiamato “cocolla” fornito di un cappuccio. Le bande laterali che uniscono le parti anteriori e posteriori della cocolla conferiscono all’abito una somiglianza con la croce di Cristo.