NAPOLI

Certosa di San Martino

 

                         

 

Nel 1325 per volere di Carlo d’Angiò duca di Calabria viene urbanizzata la collina di S. Erasmo, con la costruzione della certosa “Ex devotione ad cartusiensem ordinem provocati monasterium quoddam in loco montis S. Erasmi prope neapolim….providimus costruendum”.

Nel 1328 muore Carlo d’Angiò prematuramente, ma per espressa volontà testamentaria dapprima suo padre Roberto e poi sua figlia Giovanna I eseguono,  la realizzazione del progetto iniziale.

Nel 1337 alla certosa di S. Martino vi si insediano i primi 13 monaci con a capo il primo priore Padre Roberto da Siena (gia Priore di Padula 1316 -1322).

Il 26/2/1368 avviene la consacrazione della chiesa della Certosa che viene dedicata al vescovo di Tours S.Martino.

L’aspetto trecentesco dell’antico nucleo (chiesa-chiostro) è oggi totalmente scomparso, perché inglobato nella veste barocca acquisita a seguito dei lavori di ristrutturazione e ampliamento avvenuti nel sec. XVI e continuati nei sec. XVII e XVIII.

Nel corso del tempo, all’interno della certosa hanno lavorato i migliori architetti, scultori, pittori, e artisti di quei tempi facendo assumere a questo complesso monastico un aspetto imponente essendo esso pregno di ricchezze artistiche tanto da farla definire “REALCERTOSA”.

Alla fine del XVIII sec (1794) , con l’arrivo del generale napoleonico Championnet la Certosa subì notevoli danni e perdite del suo ingente patrimonio artistico. Dopo esser stata occupata dai Francesi, al ritorno di re Ferdinando di Borbone la comunità monastica fu accusata di giacobinismo e fu sciolta. Poi nel 1804 i monaci riprendono possesso della Certosa, per uscirne nel 1807. Poi fino al 1831 diventa casa degli invalidi di guerra.

Nel 1836 alcuni monaci tornano a stabilirsi a S.Martino fino al 1866 anno in cui una legge del neo Stato Italiano sopprime gli ordini religiosi. Fu così che diventando un complesso monumentale nacque il “Museo Nazionale di San Martino”.

Dopo il concilio di Trento, per effetto della controriforma, la chiesa della certosa di S.Martino viene sontuosamente decorata da artisti del calibro di: F. Solimena, G. Reni, J. De Ribera, G. Lanfranco, M. Stanzione, B. Caracciolo, A. Vaccaro, C. Fanzago….

In questa sede ci limiteremo a descrivere le caratteristiche strutturali di questa Certosa, limitandoci solo ad accennare le immense ricchezze artistiche contenute in essa.

 - CHIESA -

Nella chiesa, riusciamo a scorgere nell’atrio (prònao) tre arcate gotiche risalenti al sec. XVI entrando ci troviamo di fronte ad un bagliore, rappresentato dallo scenario datoci dalla più alta espressione del barocco e rococò napoletano.

Si nota, come ogni centimetro è finemente decorato, scolpito, affrescato, intarsiato. Il pavimento di marmi policromi, intarsiati a mosaico. Le colonne rivestite di marmi pregiati, le cappelle laterali affrescate e decorate in modo strepitoso, fanno da cornice agli affreschi della volta (G. Lanfranco).

Si resta stupefatti di fronte alla balaustra posta sull’altare, un merletto in marmo bianco e pietre dure (agata lapislazzuli), realizzato dal grande artista G.Sammartino, autore del grande capolavoro del “Cristo velato” situato nella cappella di Sansevero in Napoli.

Dietro l’altare vi è il coro dei padri, con pregevoli stalli di noce ed al centro un leggio monumentale opera di un certosino, tale Bonaventura Presti che grazie alla proverbiale pazienza lo realizzò scolpendolo da un unico tronco di albero!!!

Nel pavimento vi sono tre grate che ci consentono di vedere il vuoto sottostante ciò per creare una cassa armonica utile all’amplificazione dei soavi canti dei monaci.

Sulle pareti dipinti di G. Reni, B.Caracciolo, J. De Ribera, P. Caliari, M. Stanzione.

A seguire vi è la sagrestia con ai lati pannelli lignei ad intarsio di eccellente fattura.

Nella successiva cappella del tesoro, vi è sull’altare una pregevole “deposizione di Cristo” di Ribera, e nella volta il ”trionfo di Giuditta” di L. Giordano. Le teche che ora sono vuote, un tempo contenevano numerose reliquie. Inoltre 400 quintali di preziosi fra oro e argenti, erano stipati negli armadi laterali e rappresentavano il tesoro contenuto in questa cappella. Il coro dei Conversi conserva degli stalli cinquecenteschi, riccamente intarsiati per riprodurre immagini pregne della simbologia cara ai Certosini.

A proposito della simbologia, presente ovunque, ma percepibile solo da coloro predisposti a coglierla, ricordiamo la presenza quasi ossessiva del monogramma CARTUSIA, costituito dalle lettere iniziali “C A R” con la T che sovrasta a mò di croce. Qui a S.Martino, come abbiamo già citato, questo stemma è sormontato da una corona, espressione del fasto regale raggiunto nel XVI secolo.

Nel “capitolo” e nel “parlatorio”, settori questi riservati ai soli padri per discutere su decisioni importanti inerenti la Certosa (da qui deriva l’espressione

“avere voce in capitolo”), troviamo altri affreschi e dipinti. Dalla chiesa accediamo al “Chiostro grande”.

Sul perimetro del quale, si affacciano le celle dei monaci, oggi adibite a sale espositive del museo. Al centro del chiostro vi è un “pozzo monumentale”.

La sua struttura insieme ad un sofisticato sistema di canali sotterranei, fu creata per convogliare le acque piovane dell’intero complesso, verso la cisterna annessa al pozzo suddetto, garantendo l’autonomia idrica così ai monaci. In un angolo del chiostro troviamo il cimitero dei monaci.

Il cimitero è recintato da una caratteristica balaustra in marmo, sormontata da teschi scolpiti e caratterizzati da un forte realismo che simboleggiano il“memento mori”.

Ricordiamo inoltre il refettorio dei monaci e gli ambienti della cucina, che oggi ospitano la famosa sezione presepiale del museo.

Da non perdere:

il chiostro dei “procuratori” , la spezieria, Il “quarto del priore” con: la loggia, il giardino pensile, la “scala dello gnomone”, la scala a calice, l’oratorio e la meridiana.

Prima di terminare questa descrizione breve e sommaria, non possiamo tralasciare il panorama che, visto dal belvedere, ci mostra la più bella e completa veduta che si possa avere del golfo e della città di Napoli.

Gli “orti” dei monaci con annessa passeggiata, attraverso un percorso (terrazzato) tra il verde dei pioppi e delle vigne rappresentano un luogo di pace, lontanissimo seppur vicino al caos della metropoli sottostante.

La magia creata dall’insieme di: storia, religione, simbologia, panorami mozzafiato, quiete, fanno sì che la Certosa di S.Martino resti impressa per sempre nella memoria di coloro che la visitano.

 

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