BOLOGNA

- Certosa di San Girolamo di Casara -

  

 

 

Nel luogo dove sorgerà la certosa, fra i  secoli VI e IV avanti Cristo gli Etruschi avevano destinato questo sito per edificare una necropoli, i certosini crediamo che non fossero ignari che sotto il coro della chiesa vi fossero alcune tombe. Nel 1334 la certosa fu fondata per volere di Giovanni d’Andrea, noto giureconsulto all’Università di Bologna, che con l’aiuto di altri benefattori contribuì alla realizzazione dell’opera. Nel 1359 fu consacrata la chiesa ed intitolata a San Girolamo di Casara.

Nel corso dei secoli gli ambienti della certosa, si arricchirono di opere d’arte grazie anche alla presenza di un personaggio di spicco come Niccolò Albergati. Questi entrò nella certosa di Bologna a soli diciotto anni diventandone poi priore, fu Vescovo di Bologna nel 1417 e poi Cardinale nel 1426, nonché segretario di papa Nicola V. Albergati svolse un notevole ruolo diplomatico nel corso della guerra dei Cent’anni tra il 1422 ed il 1431 e dopo la sua morte avvenuta a Siena il 10 maggio del 1443, fu venerato come beato e fu sepolto nella certosa di Firenze. Nel 1632 tra le tante ricchezze presenti in questo monastero, va ricordata la presenza della reliquia del capo di S. Anna.

Nel 700 questa certosa fu famosa in tutta Europa e dal 1792 al 1797   fu anche casa generalizia dell’ordine certosino. Fu meta di visitatori illustri nel cosiddetto “Grand Tour”, tra cui Byron, Goethe, Stendhal, Dickens. Nel 1797 i beni dei certosini furono confiscati e successivamente la certosa fu soppressa per ordine di Napoleone. Essendo divenuta di proprietà demaniale, fu destinata nel 1801 a Cimitero Comunale. Attualmente le opere d’arte presenti nella struttura sono in chiesa: il trittico della Passione di Cristo, opera di Bartolomeo Cesi, il coro ligneo intarsiato, ripreso da Biagio de Marchi nel 1538, dopo un incendio, ed altre tele dipinte da Giovanni Andrea ed Elisabetta Sirani, Francesco Gessi, Giovanni Maria Galli da Bibbiena, Lorenzo Pasinelli, Domenico Maria Canuti e dal napoletano Nunzio Rossi. Altre opere di Antonio e Bartolomeo Vivarini, Ludovico e Agostino Carracci, oltre che del Guercino furono trasferite in epoca napoleonica alla Pinacoteca Nazionale di Bologna.