VAL DI PESIO

Certosa di S.Maria e S.Giovanni Battista

 

 

Nel 1173 la famiglia Morozzo effettuò una donazione in favore dell’ordine certosino, che portò alla realizzazione della certosa di Pesio. Questa struttura monastica si realizzò anche grazie al contributo di numerosi benefattori, che consentirono al primo Priore Ulderico da Casale (dal 1173 al 1199) di avviare tutte le attività conventuali. La sua posizione geografica la collocava sulla strada tra la Grande Chartreuse e la Calabria, Pesio fu la terza certosa costruita in Italia che accolse i tanti monaci provenienti dalla vicina Casotto. Fu una costruzione molto ricca che si integrò in un paesaggio di rara bellezza, ed ideale per condurre la vita certosina. Nel 1350 a causa di scorribande di  banditi, subì delle devastazioni che culminarono nel 1509 quando i monaci furono aggrediti con le armi e alcuni di loro rimasero feriti. I monaci nel corso dei secoli riuscirono con il loro paziente lavoro a rivalutare un territorio selvaggio, dedicandosi alla pastorizia ed all’agricoltura bonificando zone un tempo paludose. La bellezza della struttura, arricchita da imponenti sotterranei, ed il prestigio accresciuto nei secoli la rese meta di illustri visitatori ed importanti pellegrini. Nel 1634 i principi di Savoia Vittorio Amedeo I e sua moglie Maria Cristina di Francia furono ospiti dei certosini. Nonostante ciò la popolazione del luogo visse un rapporto conflittuale con i religiosi, consentendo le numerose aggressioni. Nel 1655 la comunità monastica fu aggredita dalla cosiddetta “Banda del Carnevale”, che occupò la certosa festeggiando sacrilegamente in quel luogo. La permanenza dei monaci a Pesio terminò il 31 ottobre del 1802, quando un decreto napoleonico sancì la soppressione del monastero. Dal 1840 al 1900 venne insediato un complesso idroterapico (terme)  in seguito dismesso, che ospitò personaggi illustri come: Camillo Benso Conte di Cavour, Stendhal e Giolitti. All’interno della certosa possiamo ammirare il grazioso chiostro del 1466 con il porticato decorato da colonnine romaniche,  nella chiesa troviamo un affresco del quattrocento ed una serie di affreschi attribuiti ad A. Parentani ed al fiammingo J. Claret. Le numerose altre opere che arricchivano il convento, furono vendute o trasferite in varie chiese di Cuneo, di Limone e di S. Maria in Peveragno. Una menzione particolare va fatta per le preziose campane d’argento, che furono trafugate dall’esercito napoleonico e che oggi sono conservate nel Museo del Louvre di Parigi. Tra i personaggi che hanno dato lustro alla certosa di Pesio vogliamo citare: il  priore fondatore Ulderico, il Ven. Emanuele dei Conti Lascaris di Ventimiglia, priore nel 1442, conosciuto per la sua estrema umiltà, nonché amico di Bernardino da Siena. Ed ancora Padre Antonio le Cocq noto per aver dato un libro di profezie a Carlo VIII nel 1494 data del suo arrivo in Italia.  

Nel 1934 i Padri Missionari della Consolata di Torino si presero cura di questo luogo, svolgendo notevoli lavori di consolidamento volti a preservare dall’abbandono e da ulteriori devastazioni questo importante monumento storico. Oggi grazie al loro operato, nell’antica certosa si  riuniscono migliaia di pellegrini in cerca di silenzio, propensi alla preghiera ed alla meditazione, negli ambienti ove per secoli le orazioni ed i canti dei monaci scandivano il passare del tempo.