Grande Chartreuse (La)

Major Cartusia

(Comune di Saint-Pierre-de-Chartreuse,

cantone di Saint-Laurent-du-Pont, Isère, Francia)

 

  

 

La casa madre dell’ordine certosino, fu fondata in un luogo remoto, (“desertum”) a 1190 metri di altitudine sul massiccio della Chartreuse sulle Alpi francesi, in Val d’Isère a nord di Grenoble. Nel 1084 Ugo vescovo di Grenoble donò il territorio ove Bruno, in compagnia dei suoi sei amici, diede vita ad un primo insediamento, costituito da sette capanne ed un oratorio di pietra. Il 2 settembre del 1085 venne consacrata, dal vescovo Ugo, la prima chiesa, intitolata alla Santa Vergine ed a San Giovanni Battista. Notre Dame de Casalibus  e la Cappella di San Bruno sono oggi considerati come i luoghi della primigenia culla certosina, come recita una iscrizione “Hic incipit Ordo Cartusiensis anno domini Millesimo Octogesimo Quarto”. Nel 1132, a causa di una valanga, questa prima costruzione venne abbandonata per essere ricostruita qualche centinaia di metri avanti, in un luogo più riparato, dall’allora priore Guigo I, ovvero colui che stilò le “Consuetudines”. Nel 1140, sotto il priorato di S. Antelmo fu stabilito che il priore della Grande Certosa fosse il Generale dell’Ordine, e che si riunisse presso la casa madre periodicamente un Capitolo Generale al quale partecipassero i priori di tutte le altre certose, S. Antelmo fu così eletto primo Generale. La vita di questa certosa è stata contraddistinta da otto incendi (1300, 1320, 1371, 1473, 1509, 1592, 1611 e 1676) e due saccheggi (1562 e 1592), ma ciononostante essa si sviluppò come dimostra l’aumento del numero delle celle, che nel corso dei secoli, passarono da 12 a 24 e poi a 35.           

Dopo l’ultimo incendio, nel 1678 il priore Le Masson decise di ricostruire il monastero in un luogo più areato e fece ricoprire i tetti con ardesia, materiale ideale per resistere alle variazioni climatiche.

La comunità monastica fu espulsa dalla Grande Chartreuse a seguito della Rivoluzione Francese nell’ ottobre del 1792, ma si insediò nuovamente nel 1816. In seguito a leggi anticlericali il 29 aprile del 1903 i monaci furono espulsi dal convento e costretti a rifugiarsi alla certosa di Farneta in Italia. Rimasero in esilio fino al maggio del 1940, quando il priore prevedendo l’ingresso in guerra dell’Italia (10 giugno 1940) decise di ritornare alla Grande Chartreuse insieme ad un gruppo di monaci. Il definitivo ritorno alla casa madre avvenne il 21 giugno del 1940, a cui fecero seguito importanti lavori di ristrutturazione dell’intero complesso, che era rimasto in stato di abbandono per circa quarant’anni.

Dall’aprile del 1947 la Grande Chartreuse ricominciò ad ospitare il Capitolo Generale, anche se negli anni del dopoguerra rischiò di trasferirsi in un luogo più isolato, a causa del frastuono degli enormi flussi turistici che disturbavano l’attività monastica. Per questo motivo i certosini riuscirono ad ottenere il divieto assoluto di circolazione automobilistica, e l’interdizione del sorvolo di aerei turistici. Per soddisfare le esigenze turistiche, dal 1957 nei pressi del villaggio St. Pierre de Chartreuse a cinque chilometri da Grenoble e due dalla certosa, si può visitare il museo della Grande Chartreuse, all’interno del quale viene illustrata la vita dell’ordine certosino.