SIMBOLOGIA NELLE PIANTE

 

All’interno delle certose, erano sempre presenti determinati tipi di alberi, che oltre a fornire ai monaci la frutta, e la legna da utilizzare per i lavori di ebanisteria, erano scelti perché espressione di un chiaro messaggio simbolico. Riportiamo di seguito, la descrizione della simbologia espressa da quegli alberi a cui i certosini non potevano rinunciare.

 

ALBERI

 

ARANCIO

 

Frutti e i fiori, sono considerati simbolo di purezza e generosità. I certosini amavano usare i frutti anche per  aromatizzare il pane

 

FICO

 

Simbolo dell’abbondanza e del Paradiso promesso.

MELOGRANO

 

 

Frutto della concordia simboleggia l’unità della chiesa. E' segno di immortalità e di fertilità (molti semi). La caratteristica della melagrana di essere un frutto composto da una scorza esterna che racchiude in sé numerosi chicchi, ha dato adito a numerose interpretazioni; per esempio, esprime la Chiesa, capace di unire in una sola fede molti popoli e culture.

CIPRESSO

 

E’ simbolo d’immortalità in quanto è un albero sempreverde, resinoso ed estremamente longevo.

OLMO

 

E’ una pianta sacra che significava capienza e perfezione.

LUIS

 (sorbo selv)                      

Simbolo di rinascita, e proteggeva contro le negatività.

OLIVO

L’olivo è simbolo di rigenerazione, pace, castità.

MAGNOLIA

Esprime dignità e perseveranza.

                              

                         PIANTE

 

Nell’ orto della cella, ogni monaco non poteva fare a meno delle seguenti piante, utili per risolvere piccoli inconvenienti.            

      

ROSA

 

Nel simbolismo cristiano la rosa è associata alla Vergine, la   cui devozione nell’isolamento della cella è particolare.

MENTA

Usata dai monaci per la cura del raffreddore, veniva utilizzata in un sacchetto e poi appoggiato sulla testa. Essa era molto apprezzata per le sue qualità antispasmodiche.

PIANTAGGINE

Veniva ritenuta indispensabile per curare i morsi dei  serpenti, a questo scopo venivano mangiate le foglie o se ne beveva il succo.

MALVA

Ritenuta indispensabile per curare le punture di api, occorreva berne il succo miscelato all’olio d’oliva.

 

SIMBOLOGIA NEL CIBO

 

 

La dieta del certosino è vegetariana, niente carne mai, anche se si è malati. La cena è spesso molto frugale un tozzo di pane ed un bicchiere di acqua e vino Durante i periodi di Avvento e Quaresima sono vietati anche latte formaggi e burro. Il venerdì digiuno, solo pane ed acqua. Come in ogni attività svolta, anche il mangiare ed il cibo esprimono per i certosini una forte simbologia.                La frugalità del cibo ed il divieto di consumare carne, riprende l’esperienza di Cristo ritiratosi nel deserto e che sfugge alle tentazioni demoniache. Oltretutto, pare che, una dieta vegetariana  renderebbe l’animo più disposto a resistere alla dura regola dell’ordine, predisponendo alla meditazione ed alla preghiera i monaci.. Essi si cibano quindi, prevalentemente, di pesce (soprattutto frutti di mare e ostriche, per la valenza simbolica che assume la perla, emblema dell’anima contemplativa).  Il bianco, simbolo di purezza, domina la mensa certosina. L’alimento bianco e quindi puro per eccellenza è il pesce, preferibilmente di acqua dolce, non disdegnando quello di mare. Inoltre da antichi documenti si apprende che i certosini erano ghiotti di tartarughe e rane. Era poi frequente l’uso delle uova, il cui bianco dell’albume simboleggiava la purezza spirituale. Altro alimento di largo consumo nelle certose era il latte, di capra, di pecora o di mucca nonché i formaggi che ne derivavano. Il pane, la pasta, il vino e l’olio erano solitamente prodotti nella certosa, così come i legumi, gli ortaggi e  la frutta, che venivano forniti dalle coltivazioni dei monaci. Nei giorni di festa, nel refettorio in occasione del pasto consumato in comune, i monaci consumano anche il dolce: il buccellato, la schiacciata di Pasqua (a forma di cupola prodotto ancor oggi a Livorno e Pisa), la bocca di Dama, le offelle di Carnevale, le paste di mandorla, e il Certosino o Panspeziale. La sua origine è molto antica, sembra che il nome derivi dai farmacisti (o "speziali") che per primi lo produssero. Ancora oggi quest’ultimo è il tipico dolce natalizio di Bologna. La Chartreuse, l’Alkermes ed il Nocillo erano i liquori che i monaci producevano e consumavano.   

 

                  I MONACI IN CUCINA

 

Dai documenti si apprende che i monaci erano particolarmente esperti nel marinare tonno e acciughe per la conservazione, inoltre essi usavano varie tecniche di cottura per gli alimenti che cucinavano.

 

Fritture :

acciughine fritte e rane fritte.

Lessi    :

(avannotti di anguille) lesse e il lesso di ombrina.

Arrosti :

venivano fatti con orate, anguille, il tonno e le cieche.

Brace  :

anguille allo spiedo, baccalà alla graticola.

Umidi   :

luccio, trote, pesce persico e carpa.

 

Il tonno fresco o il baccalà in carpione, le salsicce di pesce, la lontra ed il pasticcio di folaghe, erano pietanze assai gradite dai monaci. Bisogna ricordare a tal proposito che già il Concilio di Nicea aveva dichiarato la lontra e alcuni volatili, come ad esempio il piviere, la folaga, la melanitta e l’oca delle nevi, “carni” di magro poiché vivevano il maggior tempo della loro vita in mare, pertanto il loro consumo era consentito. Era inoltre concesso ai certosini di potersi cibare di trabicine, di aquatica e di pappardella, particolari specie di volatili lacustri.

 

SIMBOLOGIA DEI PRINCIPALI ALIMENTI

 

Uovo   :

nell’iconografia cristiana, l’uovo è il simbolo della resurrezione, il suo guscio rappresenta la tomba dalla quale esce un essere vivente.

Rana   :

simbolo di rinascita

Tartaruga :

:fedeltà, prudenza e longevità. Il ritirarsi della tartaruga nella sua corazza è simbolo di un’attitudine spirituale fondamentale: la concentrazione, il ritorno allo stato primordiale.

 

ANTICHE RICETTE

 

     

 

Riportiamo di seguito alcune delle più note ricette della antica tradizione certosina, apprese da antichi documenti.